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(16.05.2006) TARANTO - SOTTO SEQUESTRO L'INCENERITORE



L'inceneritore di Taranto è stato posto sotto sequestro preventivo dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Secondo Mariano Buccoliero, il magistrato che ha disposto il provvedimento, alcuni rilevamenti condotti dall'agosto del 2001 all'ottobre del 2005 nei pressi dell'impianto gestito da un gruppo di imprese capeggiato dalla "Termomeccanica ecologica" dimostrerebbero che esso scarica sostanze altamente inquinanti in quantità massicce nell'atmosfera. Dalle successive analisi di laboratorio, infatti, sarebbe emerso il superamento dei limiti consentiti dalla legge, in particolare per le emissioni di acido cloridrico, acido fluoridrico e ossido di carbonio. Il responsabile di gestione della "Termomeccanica ecologica" e il responsabile della conduzione dell'impianto sono finiti nel registro degli indagati, con l'accusa di getto pericoloso di cose e violazione di norme a tutela dell'ambiente.

L'inceneritore di Taranto era tornato in funzione solo da poche ore dopo circa quattro mesi di fermo per lavori di adeguamento.

L’impianto verrà sottoposto la prossima settimana ad una perizia congiunta (con la partecipazione di consulenti sia della Procura sia della difesa) per verificare se "continua ad inquinare".




"Questa notizia mette in luce come anche le tecnologie più avanzate oggi a nostra disposizione non tutelino fino in fondo la salute dei cittadini, come spesso qualche amministratore lascia invece intendere"




(07.09.2006) VENETO - QUEGLI IMPIANTI CAUSANO IL CANCRO



Gli inceneritori fanno venire il cancro. Il nesso mortale, ancora una volta, è stato dimostrato da uno studio durato tre anni e condotto su un vasto territorio del Veneto (Venezia, Marghera, Riviera del Brenta) e appena concluso da un gruppo di ricerca coordinato da Paola Zambon (Università di Padova), Paolo Ricci (Asl di Mantova), Massimo Gattolin (settore ambiente Provincia di Venezia) e Alessandro Casula (Università di Milano)...

Gli effetti cancerogeni delle diossine, che si sprigionano dagli inceneritori di rifiuti industriali, ospedalieri e urbani, erano già stati riscontrati in un'altra indagine condotta a Mantova nel 2002. Ma questa volta, spiegano gli autori, sia per la vastità del territorio preso in considerazione che per il numero della popolazione residente nell'area (400 mila abitanti), si tratta di uno studio più approfondito e inedito anche a livello internazionale. «Questi valori di rischio e queste concentrazioni di diossina - si legge a commento dei dati - mettono in discussione tutti gli inceneritori di grande portata, anche se costruiti con tecnologia più avanzata». Inoltre, «la decisione di costruire un inceneritore non può riguardare soltanto il comune in cui è ubicato, perché, paradossalmente, potrebbe essere proprio il meno interessato dal suo inquinamento». La direzione dei venti, e l'altezza dei camini, seminano morte oltre i confini di qualsiasi comune. Non è un caso, dunque, se la ricerca, che da due mesi rimane chiusa nei cassetti della Regione Veneto, sta provocando aspre polemiche.

Il gruppo di ricerca, dopo aver preso in esame l'insorgenza di un particolare tipo di tumore insorto nel periodo 1990-1996, ha dimostrato che nelle aree analizzate il rischio di essere colpiti dalla malattia è almeno tre volte superiore che altrove: «Quindi l'ipotesi diossina-sarcoma a Venezia è ampiamente confermata». Non a caso il territorio provinciale di Venezia, nel periodo 1972-1986, era occupato da 33 inceneritori, a cui si è aggiunto il grande inceneritore di Camin (Padova).

Il tumore in questione è il sarcoma dei tessuti molli, una forma molto rara di tumore riconducibile espressamente all'esposizione a diossine; si tratta di una patologia detta «sentinella», perché segnala l'insorgenza diffusa di tumori più comuni e non esplicitamente riconducibili alla presenza di diossine. Lo studio dimostra anche che la diossina è letale a bassissime concentrazioni che si misurano in «picogrammi», cioé miliardesimi di milligrammo.




"Articolo scritto da L. Fa. e apparso ne "Il Manifesto" del 7 settembre 2006: «Quegli impianti causano il cancro»"