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IL MANIFESTO DEL MOVIMENTO PER LA DECRESCITA FELICE
Un vasetto di yogurt prodotto industrialmente e acquistato
attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola
dei consumatori percorre da 1.200 a 1.500 chilometri, costa
10 euro al litro, ha bisogno di contenitori di plastica
e di imballaggi di cartone, subisce trattamenti di conservazione
che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è
stato formato.
Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare
il latte con opportune colonie batteriche non deve essere
trasportato, non richiede confezioni e imballaggi, costa
il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo
di batteri.
Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità
superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa
molto di meno, non comporta consumi di fonti fossili e di
conseguenza contribuisce a ridurre le emissioni di CO2,
non produce di rifiuti.
Tuttavia questa scelta, che migliora
la qualità della vita di chi la compie e non genera impatti
ambientali, comporta un decremento del prodotto interno
lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso
la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda
di merci, sia perché non richiede consumi di carburante,
quindi fa diminuire la domanda di merci, sia perché non
fa crescere i costi dello smaltimento dei rifiuti.
Ciò disturba
i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell'IVA
e delle accise sui carburanti; i ministri dell'ambiente
perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro
bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche
alternative nell'ottica dello «sviluppo sostenibile»; i
sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non
possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali
per le fonti alternative; le aziende municipalizzate e i
consorzi di gestione rifiuti perché diminuiscono gli introiti
delle discariche e degli inceneritori; i gestori degli inceneritori
collegati a reti di teleriscaldamento, perché devono rimpiazzare
la carenza di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano
a pagamento) con gasolio (che devono comprare).
Ma non è
tutto.
I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco
autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale
e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza
possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule.
Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito
ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare
purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda
di merci e del prodotto interno lordo. Anche i purganti
prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti
commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono
migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda
comporta dunque anche una diminuzione dei consumi di carburante
e un ulteriore decremento del prodotto interno lordo.
Ciò
disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell'ambiente,
i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le
ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione dei rifiuti
e della domanda di yogurt e di purganti prodotti industrialmente,
comporta una riduzione della circolazione degli autotreni
che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del
traffico stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli
possono circolare più velocemente e si riducono gli intasamenti.
Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono
anche i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno
lordo.
Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze
e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di
provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto.
La diminuzione
dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce
statisticamente i rischi d'incidenti. Questo ulteriore miglioramento
della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello
yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto,
comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno
lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche
e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli
incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione
di quelli non più riparabili.
Ciò disturba una quarta volta
i ministri delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti
di regione e di provincia per le ragioni già dette.
Il Movimento
per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più
ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente
ed acquistate nei circuiti commerciali con l'autoproduzione
di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione
del prodotto interno lordo, individua la possibilità di
straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva,
delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli,
gli Stati e le culture.
La sua prospettiva è opposta a quella
del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere
positivo il meccanismo della crescita economica come fattore
di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con
l'introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando
una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che
non a caso vengono definiti «sottosviluppati».
Nel settore
cruciale dell'energia, lo «sviluppo sostenibile», a partire
dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado
di sostenere una crescita durevole e una sua estensione
a livello planetario, ne propone la sostituzione con fonti
alternative. Il Movimento per la Decrescita Felice ritiene
invece che questa sostituzione debba avvenire nell'ambito
di una riduzione dei consumi energetici, da perseguire sia
con l'eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri,
sia con l'eliminazione dei consumi indotti da un'organizzazione
economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell'autoproduzione
di beni con la produzione e la commercializzazione di merci.
Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati
si riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato,
irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa
concezione del progresso, mentre invece hanno ampie prospettive
di futuro non solo nei settori tradizionali dei bisogni
primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati
e cruciali per il futuro dell'umanità, come quello energetico,
dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale
si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in
rete per scambiare le eccedenze.
Nei paesi lasciati in stato
di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie
alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale
e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà
esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati,
ma solo con una crescita dei consumi che non comporti una
progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merci
prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione
delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la
crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la
forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse
temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile».
Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già
avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.
Per aderire al movimento è sufficiente:
- autoprodurre lo
yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro,
la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, l'energia
termica e l'energia elettrica, oggetti e utensili, le manutenzioni
ordinarie;
- fornire i servizi alla persona che in genere
vengono delegati a pagamento: assistenza dei figli nei primi
anni d'età, degli anziani e dei disabili, dei malati e dei
morenti.
L'autoproduzione sistematica di un bene o lo svolgimento
di un servizio costituisce il primo grado del primo livello
di adesione. I livelli successivi del primo grado sono commisurati
al numero dei beni autoprodotti e dei servizi alla persona
erogati. L'autoproduzione energetica vale il doppio.
Il
secondo grado di adesione è costituito dall'autoproduzione
di tutta la filiera di un bene: dal latte allo yogurt; dal
grano al pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori
alla passata, dalla gestione del bosco al riscaldamento.
Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero
dei beni autoprodotti e la filiera energetica vale il doppio.
La sede del Movimento per la Decrescita Felice viene stabilita
presso... (preferibilmente un'azienda agricola, o un laboratorio
artigianale, o un servizio autogestito, o una cooperativa
di autoproduzione, una bottega del commercio equo e solidale,
ecc.).
09-09-2004
Maurizio Pallante
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