Non c’è stato molto dibattito all’incontro pubblico promosso dalla Circoscrizione di Roncalceci circa la costruzione dell’impianto a biomasse in via Stagnino, tra Roncalceci e San Pietro in Trento. Nessuno tra i numerosi cittadini presenti ha, infatti, speso belle parole nei confronti del progetto di una centrale a biomasse da 990 chilowatt, criticato invece da diversi punti di vista.
A presentarlo sono stati l’assessore comunale Gabrio Maraldi e quello provinciale Andrea Mengozzi, rappresentanti degli organi deputati a dare il via libera alla costruzione. Che però hanno spiegato che al momento attuale mancano ancora le integrazioni richieste ai costruttori. “La Provincia è come l’arbitro di una partita di calcio – ha spiegato Mengozzi -, fa rispettare il regolamento senza essere di parte. Se un comune cittadino presenta una domanda per la costruzione di un impianto di questo genere ed è tutto a norma di legge, non lo si può fermare. In ogni caso l’imprenditore farebbe ricorso al Tar e lo vincerebbe, giustamente. Manca la regolamentazione su queste centrali, manca un piano a livello nazionale”.
E’ proprio questo uno dei punti che più infastidisce i cittadini, ha incalzato uno dei presenti: “E’ più facile avere i permessi per costruire un inceneritore che per buttar giù un muro in casa propria”. Gli altri dubbi emersi nel corso della serata riguardavano soprattutto traffico ed inquinamento. Sarebbero oltre 12 mila le tonnellate annue trasportate all’impianto (due camion al giorno) di materie prime (sorgo, pioppo, mais, potature, materiale vegetale di scarto), senza considerare il traffico dovuto alla manutenzione ordinaria del sito. Viaggi che interesserebbero soprattutto la Ravegnana e via Nuova, e che secondo alcuni in una zona di campagna come quella “si sentirebbero molto”. Per la cronaca, il raggio entro il quale può essere reperito il materiale da bruciare è di 70 km.
Il secondo problema, quello dei fumi, è stato sollevato in particolare dagli agricoltori presenti in sala, preoccupati sia per la nocività delle emissioni che per la ricaduta sul territorio della presenza dell’impianto, che renderebbe vani, per qualcuno, gli sforzi fatti per avere prodotti agricoli di alta qualità. C’è chi ha portato l’esempio di produttori alimentari che selezionano i fornitori di materie prime proprio in base alla ridotta presenza di micro e nanopolveri nell’aria e nei terreni coltivati (dai “Campi Valfrutta” alle “Oasi Plasmon”), situazione non possibile con una centrale del genere nelle vicinanze.
Un impianto che non porta neanche occupazione, ha spiegato Cinzia Pasi dell’associazione Clan Destino: “Per far funzionare il tutto serve solo un dipendente, e per qualche ora al giorno. L’unico a guadagnarci è davvero il costruttore, che potrebbe usufruire di tutti gli incentivi statali possibili in questi casi, fatturando milioni di euro all’anno”.
C’è stato spazio anche per la politica, con gli interventi di Alvaro Ancisi (capogruppo in consiglio comunale LpRa), che ha ripetuto le preoccupazioni dei presenti, e Gianluca Palazzetti (coordinatore provinciale Fli), che ha invece criticato la linea della maggioranza di Comune e Provincia: “Il Pd è favorevole alle centrali quando è maggioranza, e contrario quando è opposizione. Come è avvenuto a Bagnara di Romagna col biodigestore. A Russi c’è un’altra situazione ancora. Come Amministrazione politica dovreste dire ai cittadini chiaramente qual’è la vostra linea per un settore strategico così importante”. Alla fine dell’incontro, gli assessori hanno ricordato ai cittadini di raccogliere tutti i pareri e le richieste d’integrazione emerse per consegnarli alla Circoscrizione.
L’impianto
La domanda di autorizzazione per la costruzione dell’impianto è stata consegnata da Cts il 19 novembre scorso. L’11 gennaio di quest’anno si è tenuta la Conferenza dei Servizi, nella quale è stato redatto il verbale consegnato a tutti gli enti con richiesta di pareri e integrazioni. Di qui l’incontro di ieri sera.
L’impianto è costituito da 3 gassificatori, 3 essicatoi, 9 generatori disesel da 110 kilo watt. Il funzionamento previsto è di 8 mila ore annue. Il processo riguarda la produzione, a partire da biomasse, di un gas attraverso la combustione in difetto di ossigeno (pirolisi). Il gas viene poi inviato ai motori diesel, accoppiati a generatori per la produzione di corrente da mettere in rete. Potenza prevista quindi 990 chilowatt, energia primaria 2950 chilowatt termici.
Gli scarichi dei motori diesel verrebbero trattati con marmitte catalitiche, poi convogliati nell’impianto di essicazione della biomassa (ottenendo un recupero termico del calore emesso) e infine inviati alla ciminiera.
Nel sito interessato sarebbero quindi costruiti: l’area silos (100 x 30 metri), un’area servizi, la cabina di consegna e il capannone con l’impianto vero e proprio (80 x 35 x 15 metri).
http://www.ravenna24ore.it/news/ravenna/0013252-centrale-roncalceci-e-dubbi-della-cittadinanza