dicembre 06, 2010

Elettrosmog, caso Radio Vaticana

Elettrosmog, caso Radio Vaticana, perito Tribunale: rischio clamorosamente alto

Elettrosmog, caso Radio Vaticana, perito Tribunale: rischio clamorosamente alto

Si torna a discutere delle risultanze delle indagini giudiziarie a riguardo dell’elettrosmog collegato agli impianti della Radio Vaticana. Di seguito pubblichiamo una nota del Comitato Roma Nord contro le installazioni radio del vaticano, diffusa da Gevam Onlus.
“Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, dott.ssa Zaira Secchi, a seguito delle conclusioni della perizia epidemiologica condotta dal proprio consulente tecnico d’ufficio, dott. Andrea Micheli, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha dichiarato concluso l’incidente probatorio che era stato richiesto nel 2006 dalla Procura della Repubblica di Roma nell’ambito del procedimento penale indiziario in corso nei confronti dei responsabili della Radio Vaticana ed ha rimesso gli atti al sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Stefano Pesci, che istituirà il processo penale formale. Dopo dieci anni dall’inizio della vicenda penale, i risultati sconvolgenti della perizia epidemiologica (Studio Marconi), durata oltre quattro anni, dimostrano “un’associazione coerente, importante e significativa” di rischio di morte per leucemia o di rischio di ammalarsi di leucemia, linfoma e mieloma per lunga esposizione residenziale alla Radio Vaticana fino a 12 chilometri di distanza da questa. Il perito del Tribunale ha affermato: “l’eccesso di rischio è clamorosamente alto. …L’effetto è molto importante e non può essere dovuto al caso… I risultati ottenuti sono assolutamente impressionanti. … Non siamo stati in grado di trovare un fattore di causa diverso dalla Radio Vaticana. … Non si può non pensare che lì sia successo qualcosa di importante per la vita di quelle persone, che non è spiegabile con altra causa che non siano le emissioni della Radio Vaticana. … I risultati hanno a che fare con la dislocazione in cui queste persone hanno abitato nella loro vita e questi bambini hanno abitato nel loro periodo di vita. … Livelli così elevati di rischio si riscontrano, nella letteratura scientifica, soltanto negli studi epidemiologici relativi alle zone che hanno subito gli effetti dell’esplosione di una bomba atomica.” Lo studio di mortalità ha analizzato i decessi per tutte le età avvenuti negli anni dal 1997 al 2003 per quelle patologie ed ha esaminato i 20 anni di storia abitativa antecedenti la data della morte, determinando, fino a 12 chilometri dalla Radio Vaticana, un fattore di rischio di morte per leucemia 4,9 volte superiore al valore atteso oltre i 12 km. di distanza ed un fattore di rischio pari a 1,7 volte se si considerano tutte le patologie tumorali del sistema emolinfopoietico (leucemie, linfomi, mielomi). Tale rischio sale rispettivamente a 6,6 volte e a 2,2 volte fra 6 e 12 km. Questo si traduce in circa 3 casi stimati di morte per esposizione residenziale alla Radio Vaticana per ciascuno dei 7 anni di studio. Lo studio di incidenza ha analizzato i casi di leucemie, linfomi e mielomi nei bambini da 0 a 14 anni avvenuti negli anni dal 1989 al 2005 ed ha esaminato l’intera storia abitativa individuale antecedente la data in cui si è manifestata la patologia, determinando, fino a 12 chilometri dalla Radio Vaticana, un fattore di rischio di ammalarsi di quelle patologie da 4,1 a 4,7 volte superiore al valore atteso oltre i 12 km. di distanza. Il rischio sale fino a 6,9 volte se si considerano solo i bambini di età maggiore di un anno. Questo si traduce in circa 1 caso stimato di leucemia o linfoma per esposizione residenziale a Radio Vaticana per ciascuno dei 17 anni di studio. Il Coordinamento dei Comitati di Roma Nord chiede alle autorità nazionali e locali: 1. l’immediata sospensione delle trasmissioni della Radio Vaticana e la sua delocalizzazione in un luogo in cui non possa accrescere il rischio di morte e di malattie per gli esseri umani, oppure l’abbandono totale di questa obsoleta tecnologia in favore della diffusione satellitare dei propri programmi radiofonici; 2. l’immediato blocco del rilascio di concessioni edilizie nel territorio oggetto di indagine; 3. l’istituzione nello stesso territorio di un controllo sanitario pubblico specifico di diagnosi delle patologie in esame, attraverso cui indirizzare urgentemente gli ammalati nei centri clinici specializzati per la cura; 4. l’istituzione di un registro dei tumori nel territorio oggetto dell’indagine epidemiologica. Il Coordinamento dei Comitati di Roma Nord rileva la situazione paradossale in cui si è venuto a trovare in questa triste vicenda il prof. Umberto Veronesi che, da una parte è tenace fautore della prevenzione delle malattie oncologiche (”occorre mangiare meno carne”), dall’altra è passato da Ministro della Salute, durante il cui mandato istituì il Gruppo di Studio Ministeriale che, con il Rapporto ISTISAN 25/2001 dell’Istituto Superiore di Sanità, contrastò duramente i risultati dei primi due studi epidemiologici condotti nel territorio limitrofo agli impianti della Radio Vaticana dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio e dall’Università di Firenze, a consulente tecnico del collegio di difesa dei responsabili dell’emittente della Santa Sede”.
03/12/2010 07:18

tratto da:
http://www.newslinet.it/notizie/elettrosmog-caso-radio-vaticana-perito-tribunale-rischio-clamorosamente-alto

novembre 28, 2010

Telefoni cellulari e possibile influenza sulla fertilità maschile

Hanno davvero colpito  Le notizie  riportate in questi giorni sulla stampa locale relative al progetto  promosso dalla AUSL di Forli’ per Mantenere e tutelare la salute sessuale e riproduttiva dei giovani” e che ha messo in evidenza  tra i ragazzi forlivesi l’alta percentuale   di problemi all’apparato  genitale e riproduttivo.

Importante lo studio  riportate dal dott.  Ruggero  Ridolfi   che mette rimarca l’inflenza delle emissioni inquinanti prodotte dagli inceneritori  che sembra sempre piu’ confermare  la  pericolosa influenza di questi impianti  sulla  salute.

L’associazione Clan-Destino alla quale  da tempo apparteniamo,    ha  da sempre   come  “mission”  fare informazione.

Per questo,   relativamente alle patologie  evidenziate  nella relazione della Ausl, ci preme  segnalare  anche studi  che mettono in relazione alcune patologie  con l’uso del cellulare In quanto e’ abitudine consolidata nei ragazzi, soprattutto giovani, custodire il cellulare nella tasca dei pantaloni.

Da tempo infatti si discute se esiste un nesso tra l’uso del telefono cellulare e la scarsa qualità del liquido seminale, riconosciuta come una causa comune di infertilità maschile. Alcune ricerche americane condotte dalla Cleveland Clinic in Ohio hanno mostrato una influenza negativa delle onde elettromagnetiche sugli spermatozoi, quando queste agiscono ad una certa distanza dal liquido seminale contenente gli spermatozoi. Queste ricerche indicherebbero che la motilità degli spermatozoi tende a diminuire quando aumenta l’esposizione alle onde elettromagnetiche.

Sono stati testati in laboratorio campioni di sperma dopo esposizione a queste onde a radiofrequenza (RF-EMW) emesse da un telefono cellulare in chiamata, mentre altri campioni usati come controllo non sono stati esposti a RF-EMW. E’ emerso in particolare che in campioni di sperma esposti al RF-EMW esiste un aumento di produzione di ROS, (specie reattive dell’ossigeno), sostanze tossiche ossidanti che si producono continuamente durante il metabolismo delle cellule e che normalmente sono neutralizzate dalle sostanze capaci di contrastarle (cioè dagli antiossidanti), presenti nell’organismo.

I ROS vengono prodotti continuamente dagli spermatozoi, che però in caso di esposizione alle onde se ne formerebbero molti di più. Si viene così a creare una sovrabbondanza di ROS rispetto alla capacità antiossidante dell’organismo (stress ossidativo), vera causa del danno. Si è ipotizzato che il sistema RF-EMW possa agire sulla membrana plasmatica degli spermatozoi provocando una diminuzione della motilità e della vitalità di queste particolari cellule.

In generale, secondo questo studio, l’esposizione a RF-EMW, con lo stress ossidativo cronico che produce, potrebbe avere effetti simili a quelli del fumo o del varicocele, mettendo in pericolo la fertilità maschile.

Su questi stessi campioni di spermatozoi esposti a onde elettromagnetiche è stata anche valutata la frammentazione del loro DNA, ma i risultati dello studio non hanno, per fortuna, evidenziato un cambiamento nella integrità del DNA rispetto ai campioni non esposti alle onde.

Un consiglio pratico da parte nostra  che vogliamo rivolgere a  tutti, donne comprese , è che, nel dubbio, per evitare  guai , è meglio tenere lontano i telefoni cellulari dagli organi genitali.

Catia Damassa e Cinzia Pasi

Dell’Associazione Clan-Destino

giugno 12, 2010

CELLULARI E TUMORI …… IL RISCHIO C’E’

Esiste una relazione tra uso di telefoni mobili (compresi i cordless) e aumento del rischio di tumori cerebrali e al nervo acustico, lo riconfermano Hardell e Levis, ricercatori indipendenti.
Mentre dal Progetto Interphone escono dati tranquillizzanti soprattutto in quanto gli studi sono condotti per pochi anni (3-5). Ma la situazione cambia radicalmente se questi dati vengono rianalizzati tenendo conto di ovvie considerazioni. Se si considerano i dati relativi a persone con almeno 10 anni di latenza (dall’inizio dell’uso dei telefoni mobili) e i soli tumori ipsilaterali (sviluppati sullo stesso lato della testa sul quale viene abitualmente appoggiato il telefonino) il rischio aumenta quasi del doppio.
Il effetti se si cerca dopo 3 o 5 anni un tumore che ha bisogno di almeno 10 anni o più di latenza per potersi sviluppare …….. è facile non trovare niente !
Poi considerando che il Progetto Interphone e “cofinanziato per più del 50% dal Mobile Manufacturers Forum (l’ente che accorpa 12 tra le principali industrie di telefonia mobile)”, come sotto ben evidenziato, diventa ancora più facile non trovare niente!

http://isdepalermo.ning.com/profiles/blogs/angelo-levis-cellulari-e-1?xg_source=activity

febbraio 27, 2010

Tumore causato dall’uso del cellulare

Riportiamo da www.corriere.it

La Corte d’Appello di Brescia ha condannato l’Inail a risarcire un dirigente che per lavoro trascorreva al telefonino o al cordless 5 o 6 ore al giorno

MILANO — L’uso prolungato del telefono cellulare è «concausa» dei tumori al nervo trigemino: per questo la Corte d’Appello di Brescia ha condannato l’Inail a risarcire un dirigente che per lavoro trascorreva al telefonino o al cordless 5 o 6 ore al giorno.

Innocente Marcolini, 57 anni, di Carpenedolo, era stato operato per l’asportazione di una neoplasia al nervo della faccia ed è rimasto invalido all’80%. Per la prima volta un giudice ha sancito un nesso di causa tra quella malattia e l’esposizione alle onde elettromagnetiche dei cellulari. Angelo Levis, genetista di Padova: «I giudici hanno dato credito a uno studio del professore svedese Lennard Hardell». Il manager bresciano dice: «Spero che il mio caso aiuti almeno a creare norme di tutela per i consumatori e per i ragazzi»