luglio 24, 2011 |
La centrale a biomasse crea 20 posti di lavoro |
LIVORNO. Se fatturi 100 guadagni 25. Ripetiamo: il 25% di redditività, che può salire o scendere a seconda del costo del combustibile. Le centrali a biomasse sono galline dalle “uova d’oro”, almeno finchè resisteranno gli incentivi, chiamati “certificati verdi”. E a Livorno una aprirà il prossimo anno. In un’area sensibile del porto: tra i grandi depositi di Neri e D’Alesio e la Sintermar, il terminal portuale che è atteso da uno showdown tra i soci sulla sua destinazione futura: portuale o, appunto, industriale. «La centrale a biomasse produrrà utili per la società, energia per la città e le industrie e lavoro per i livornesi: si prevedono circa 20 assunzioni» spiegano alla Enital, la società che si è insediata in via Leonardo da Vinci 39, rilevando 11mila metri quadrati di terreno della ex Carbochimica. Gli altri 30mila mq dell’area sono stati comprati dalla Toscopetrol, la società di stoccaggio e movimentazione di bitume e olii vegetali di proprietà di Neri e D’Alesio. Per ora, le due entità sono autonome: i 30mila metri cubi di depositi della Toscopetrol vengono utilizzati per stoccare gli olii vegetali diretti alla Novaol, l’industria confinante che produce biocarburante. Ma in futuro potrebbero nascere sinergie tra le due operazioni, comunque accomunate da un’idea: che la sponda sul Canale Industriale debba diventare un sito produttivo. Già adesso Enital ha un accordo di buon vicinato con Novaol-Doc (Neri) per sconfinare con la nave sulla banchina adiacente. Il ministero dell’ambiente, nel settembre scorso, ha approvato il piano di bonifica dell’area. La bonifica, che è la prima che viene fatta nel Sin – il sito di interesse nazionale – di Livorno è stata avviata e deve concludersi entro settembre. Dovranno essere asportate 9000 tonnellate di terreno, fino a una profondità di 2 metri e 80. Nonostante che il sito sia stato occupato per molti anni da un’industria inquinante – la Carbochimica, produzione di catrame – risulta inquinato solo il primo strato di terra, circa 30 centimetri. Terminata la bonifica, in autunno si cominceranno i lavori. La centrale a biomasse utilizzerà motori a basso impatto e, bruciando olii vegetali (palma, soia, colza, jatropha), produrrà 23,5 megawatt di elettricità e 49,5 megawatt termici all’ora. L’energia elettrica sarà venduta a Terna e immessa nella rete nazionale. Enital costruirà l’elettrodtto da 132 kilovolt per l’allaccio alla centrale Enel del Marzocco. I lavori avranno una durata di 14 mesi, ragion per cui alla fine del 2012 la centrale potrebbe entrare in funzione. Nella fase di start-up sarà monitorata dai tecnici dell’Arpat per il controllo delle emissioni. La centrale brucierà 40mila tonnellate l’anno di olii vegetali, che arriveranno via mare, con navi che attraccheranno alla banchina Enital-Toscopetrol sul Canale Industriale. Gli olii saranno stoccati nei cinque depositi di Enital che saranno a servizio dell’impianto. L’investimento è imponente: dai 35 ai 40 milioni. La società Enital è partecipata da due soci al 50%, un immobiliarista romano e un imprenditore napoletano nel campo dei servizi ambientali, mentre il direttore è Paolo Giovannetti, livornese, già dipendente Carbochimica, un passato anche di funzionario all’Autorità Portuale. Con gli attuali incentivi ambientali, Enital conta di recuperare l’investimento in tempi brevi, cinque anni al massimo. Le centrali a biomasse hanno un range di redditività che varia dal 20 al 30 per cento, in funzione del prezzo del combustibile (ora ai massimi, circa 650 dollari a tonnellata). C’è infine l’aspetto occupazionale. Nella procedura autorizzativa, Enital ha firmato un accordo con il Comune nella quale si impegna ad assumere una ventina di persone dal territorio livornese. Servirà personale altamente qualificato, che la società formerà in proprio, attingendo soprattutto da diplomati al Nautico e periti meccanici.
5 luglio 2011
articolo tratto da http://iltirreno.gelocal.it
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