febbraio 14, 2011 |
POWERCROP, LA CHIAREZZA CHE NON C’E’. |
LE INFONDATE CERTEZZE DI RETINI, IL DRIBBLING DELL’ASSESSORE BOSI, IL SILENZIO COMPLICE DI COLDIRETTI PROVINCIALE: POWERCROP, LA CHIAREZZA CHE NON C’E’.
Lo spettacolo di basso profilo al quale assistiamo continuamente nel corso dei Consigli Comunali evidenzia lo squallore di una maggioranza allo sbando che si ostina a perseguire una politica tracciata dai suoi vertici, che si dimostra essere ogni giorno una gretta commemorazione dell’insostenibilità, sempre più distante dai cittadini e avulsa dal territorio.
Il Sindaco Retini, in veste di sindacalista, già nell’anno 2006 nel discorso tenuto a Fermo in relazione alla riconversione di quello zuccherificio ex Eridania, dichiarava di essere consapevole della volontà degli industriali di voler ricorrere all’utilizzo di biomasse provenienti dall’estero, degli enormi introiti che ruotavano intorno alla costruzione di tali impianti e che queste riconversioni nulla di vantaggioso avrebbero portato agli agricoltori.
Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, nonostante fosse stata chiesta risposta scritta all’interrogazione di S.E.L. per fare chiarezza sulla provenienza della materia prima, l’imbarazzato Assessore Bosi rispondeva oralmente, anche in maniera piuttosto sconclusionata, dichiarando la disponibilità dei contratti per soli 700 ettari sugli oltre 9.000 necessari, lasciando parzialmente soddisfatti i presentatori del quesito.
L’accordo di riconversione del 2007 prevede quale elemento imprescindibile l’indispensabile presentazione della totalità dei contratti di approvvigionamento del combustibile prima dell’ottenimento di ogni autorizzazione, condizione richiesta anche nella domanda di integrazioni formulata al proponente dall’ufficio di VIA della Regione (punto 16, lettera a, Prot. 293978/2008) tutt’ora valida.
Per ovviare a tale carenza di materia prima pare che l’azienda abbia clamorosamente modificato le regole del gioco ricreando nuove condizioni finalizzate all’ottenimento delle autorizzazioni necessarie per avviare la centrale, dichiarando l’iniziale e prevalente utilizzo di sfalci forestali e posticipando ad impianto ultimato la raccolta delle sottoscrizioni dei contratti per l’approvvigionamento dei pioppi. Nell’ Addendum sottoscritto da PowerCrop e dall’Amministrazione Comunale datato dicembre 2009 si riscrivono e si integrano le condizioni, confermando in ogni caso la priorità, e non già l’esclusività, di rifornimento da filiera locale, finalizzate al raggiungimento entro 4 anni dalla data di entrata in esercizio della centrale (DEC) della quota pari all’80% di biomassa reperita nell’arco dei 70 km o proveniente da accordi quadro e/o intese di filiera.
Pare una vera e propria offesa all’intelligenza la misera penale tanto decantata da Bosi e inserita tra le clausole che, attraverso un articolato calcolo numerico, consente a PowerCrop non solo di liberarsi da obblighi dell’utilizzo di biomassa locale in maniera indolore ma addirittura a nostro parere risulta essere un’operazione economicamente conveniente per l’azienda, lasciando intravedere le difficoltà degli amministratori che hanno sottoscritto l’Addendum nel compiere i più elementari calcoli matematici.
In concomitanza con il raduno degli Stati Generali del PD di Bagnacavallo, “casualmente” PowerCrop, nel disperato proclama a difesa della sostenibilità del suo progetto, sulla stampa conferma che l’obbligo della provenienza del combustibile entro i 70 km della filiera corta, sia acclaratamente superato dalla tracciabilità, definita nell’accordo quadro stipulato con CAI e Coldiretti. Quest’ultima al contrario, per voce di alcuni suoi rappresentanti provinciali, in pubbliche assemblee sostiene che la centrale di Russi sia esclusa dall’impegno dell’accordo quadro. Va detto che PowerCrop ha inserito nel progetto dell’impianto di Russi un capitolo specifico riguardante tale accordo quadro: su tale argomento le contraddittorie affermazioni di Retini e le imbarazzate dichiarazioni di Bosi in seduta consigliare pare confermino un aspetto ancora fumoso ed ambiguo che avvolge l’intera vicenda quando mancano ormai pochi giorni alla conferenza dei servizi conclusiva che ne dovrebbe sancire o meno la fattibilità. Perché Coldiretti Ravennate non chiarisce pubblicamente l’esistenza di eventuali malintesi?
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