febbraio 15, 2011 |
Il Clandestino attacca il sindaco Retini |
ll’indomani dell’approvazione della Riforma OCM zucchero che tagliava drasticamente la produzione saccarifera nel nostro paese, direttamente coinvolto nella riconversione degli stabilimenti saccariferi di Russi, Celano e Jesi come sottoscrittore in qualità di Segretario Nazionale FAI CISL. il Sindaco Retini allo stesso tempo si ergeva a paladino anche delle altre riconversioni, partecipando in prima persona agli incontri propedeutici alla stipula degli accordi sull’intero territorio Italiano.
In data 7 ottobre 2006 nel corso di un incontro tenutosi a Fermo sulla riconversione di quello stabilimento, fu redatto un interessante documento, una dichiarazione che il Nostro Sindaco rilasciava e che emerge dagli archivi della rete.
In quella sede il sindacalista Sig. Retini pare avesse le idee molto chiare riguardo le procedure e soprattutto le intenzioni dei soggetti che sarebbero divenuti gli attori principali nel meccanismo delle riconversioni che guardavano solo ed esclusivamente nella direzione delle “bioenergie e i biocarburanti”, e quindi volte alla costruzione di impianti di combustione di biomasse.
“Il problema è che il prezzo che verrebbe pagato agli agricoltori dagli industriali sarebbe troppo basso: nessun agricoltore (o pochi) accetterebbe di mettere su una coltura che rende tra i 400 e i 700 euro/ton, soprattutto se tale materia prima invece agli industriali renderà tantissimo (l’energia elettrica già di per sé rende molto, a questa si aggiunge il valore dei certificati verdi, rilasciati a chi produce energie da biomasse)”, tuonava in quei giorni Retini, sostenendo quindi concetti in netta contraddizione con quanto attualmente afferma”.
Appare evidente come, nella sua attuale veste di Sindaco, il Sig. Sergio Retini dovrebbe ora necessariamente tutelare anche la categoria degli agricoltori, che rappresentano una fetta importante nella realtà economica e nel tessuto sociale della città che amministra . Le lacerazioni che hanno caratterizzato questi ultimi anni la nostra comunità e l’audace lotta del mondo agricolo contro la costruzione dell’impianto a strenua difesa delle produzioni di qualità, confermano l’intima consapevolezza che già a quel tempo apparteneva al primo cittadino di Russi, che così proseguiva nel suo discorso:
“Gli industriali sono quindi ovviamente molto interessati a questa produzione, e richiedono garanzie agli agricoltori (10-12 anni di materia prima assicurata), i quali ovviamente sentono puzza di bruciato e propongono di diventare loro stessi produttori di bioenergie, realizzando una moltitudine di microimpianti di produzione (da 1 MW). Per risolvere la questione i sindacati hanno proposto di limitare il rilascio di certificati verdi solo a chi utilizza materie prime di origine nazionale, ma gli industriali non sono d’accordo: se non si trova materia prima in loco, vogliono potersi rifornire all’estero (atteggiamento che chiarisce la poca volontà di ricostituire la filiera da parte degli industriali)”.
Oramai è chiaro che la tanto reclamizzata filiera corta entro i 70 chilometri esiste solo nell’immaginazione dei “paperoni” di PowerCrop e di chi continua con estrema insensata pervicacia ad assecondarli.