Rifiuti, l’Italia approva il decreto e recepisce la direttiva europea
L’Italia ha approvato oggi il decreto legislativo che recepisce la “Direttiva rifiuti” della comunità europea, appena prima del termine previsto dall’Ue stessa, fissato al 24 novembre.
Tra le novità fondamentali del decreto, che approofondiremo nei prossimi giorni, il ministero segnala l’individuazione di strumenti che consentiranno di ridurre «l’uso di risorse naturali vergini attraverso l’utilizzo di materie prime secondarie derivanti dai rifiuti e introducendo una vera e propria definizione di sottoprodotto, immediatamente applicabile e meno restrittiva di quella prevista dalla legislazione vigente. In tale contesto, ad esempio, saranno stabiliti i criteri con i quali il combustibile derivato dai rifiuti (Cdr) potrà essere considerato una materia prima secondaria e non più un rifiuto, fatto che consentirà di recuperare indubbi ed evidenti vantaggi di ordine ambientale ed economico, quali la CO2 risparmiata e la produzione di energia elettrica. Le materie prime secondarie ed i sottoprodotti costituiranno gli strumenti base per la creazione della società del riciclo e del recupero auspicata dall’Unione Europea».
Altra innovazione contenuta nel provvedimento è l’individuazione degli obiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2020, riguardanti determinati flussi di rifiuti quali la carta, i metalli, la plastica e il vetro, che consentirà di chiudere il ciclo di vita dei materiali e reintrodurli nuovamente nel settore economico di produzione e consumo; «per raggiungere tali obiettivi, la raccolta differenziata costituirà uno dei principali strumenti utilizzabili, anche se non l’unico» si legge nel comunicato stampa del ministero, che appunto sorvola sugli altri strumenti, senza quali però la rd risulta non finalizzata: ovvero la realizzazione di impianti di riciclo e poi la creazione di un mercato di sbocco per i ri-prodotti fatti in materiale riciclato.
Il decreto sembra abbia posto attenzione anche alla diminuzione della produzione dei rifiuti, che sempre leggendo il comunicato del ministero sarà attuata «attraverso lo strumento della prevenzione dei rifiuti, sia con disposizioni vincolanti che con strumenti programmatici, quale la predisposizione dei programmi di prevenzione».
Infine, non manca un accenno al Sistri. La normativa comunitaria richiede l’adozione delle misure necessarie affinché la produzione, la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti pericolosi siano eseguiti in condizioni tali da garantire la protezione dell’ambiente e della salute umana, ivi comprese misure volte a garantire la tracciabilità, dalla produzione alla destinazione finale, dei rifiuti pericolosi.
In tale ambito, spiega la nota ministeriale «si collocano anche le norme contenute nel decreto relative alla tracciabilità dei rifiuti, che permetterà di conoscere non solo in tempo reale le quantità e tipologie di rifiuti generati in Italia e nelle varie regioni, ma anche la gestione e i movimenti dei rifiuti stessi. E’ stato, inoltre, approntato un sistema sanzionatorio che, in ossequio a quanto richiesto dalla direttiva comunitaria, sia uno strumento efficace sia per la prevenzione che per la repressione dei reati ambientali legati alla gestione dei rifiuti».
Infrazioni Ue, l’italia resta uno dei paesi più inadempienti
Eleonora Santucci
Per l’Italia sono 4 le procedure di infrazione archiviate (di cui 3 concernenti procedure già aperte e 1 ancora allo stadio di reclamo). Nessuna di queste riguarda il tema dell’ambiente che mantiene il primato con 36 procedure aperte. Il numero totale delle procedure d’infrazione a carico del Belpaese è di 139 di cui 100 riguardano casi di violazione del diritto dell’Unione e 36 attengono a mancata trasposizione di direttive nell’ordinamento italiano.
Insomma una serie di infrazioni che riguardano molti settori e soprattutto quelli inerenti al diritto ambientale (oltre le 36 infrazioni che riguardano direttamente la materia dell’ambiente, per esempio 2 riguardano l’agricoltura, 5 l’energia, 22 la salute e 15 i trasporti).
In Italia le normative riguardante i temi ambientali sono per la stragrande maggioranza di derivazione comunitaria, ossia direttive, regolamenti e altro “tradotti” nell’ordinamento italiano. Fra l’altro la corretta e piena applicazione del diritto dell’UE è un elemento cruciale per definire i diritti e gli obblighi creati dal diritto comunitario.
La maggior parte delle norme riguardanti il tema dell’ambiente in Italia sono contenute nel testo unico ambientale, che fin dalla sua nascita (2006) ha subito innumerevoli modifiche non solo dirette, ma anche indirette. Nel senso che molte modifiche al testo sono avvenute attraverso leggi che possono anche non trattare direttamente di ambiente.
Comunque sia, il testo unico è stato redatto con la finalità di chiarire e ordinare la normativa ambientale al fine della sua applicazione. Purtroppo (almeno per ora – il Dlgs 152/06 è ancora in corso di revisione) le operazioni di riordino hanno creato ancora più confusione rendendo difficile l’applicazione e causando una situazione di incertezza del diritto. Una situazione che, oltre tutto, è aggravata dalla violazione delle normative europee da parte dell’Italia. Situazione che si potrebbe anche riproporre a breve se il Bel paese non tradurrà in maniera corretta la direttiva sui rifiuti del 2009.
Il decreto che la recepisce è stato esaminato all’inizio del mese dal preconsiglio dei ministri e sarà sul tavolo del governo fra poco tempo per l’approvazione definitiva. La scadenza del recepimento è il 24 novembre.
Dopo il passaggio in parlamento dello schema di dlgs, e dei pareri emanati dalle camere il decreto è stato modificato in più parti. E le nuove regole sui rifiuti modificano in più punti il testo unico ambientale. Cambiano per esempio, i criteri di priorità di gestione degli scarti, le norme relative al riutilizzo e al riciclaggio, le definizioni relative ai rifiuti, le norme sulla responsabilità del produttore e quelle sull’entrata a regime del “Sistri”, il nuovo sistema informatico e satellitare per la tracciabilità dei rifiuti.
Emergenza rifiuti: la Commissione Ue a Napoli
BRUXELLES. Una delegazione di alto livello della Commissione europea è arrivata stamani in Campania. E queste sono le prime conferme che le promesse di Berlusconi, nonostante gli annunci, sono rimaste tali: «Dopo due anni la situazione non è molto diversa- ha detto il capo degli ispettori Ue, Pia Bucella, a Napoli – . I rifiuti sono per le strade, non c’è ancora un piano di trattamento e gestione della differenziata. Dobbiamo garantire che la nuova direttiva sui rifiuti che entra in vigore il 12 dicembre prossimo e che l’Italia ha già recepita sia pienamente rispettata».
In vista dell’arrivo della Commissione, i presidenti del Partito Verde europeo, Monica Frassoni e Philippe Lamberts, e i vicepresidenti del gruppo Verdi/Ale al Parlamento europeo, Eva Lichtenberger e Raul Romeva e la eurodeputata verde Margrete Auken, che fa parte della commissione petizioni dell’Ue, hanno scritto una lettera aperta al commissario all”ambiente, lo sloveno Janez Potocnik. Ecco cosa dicono i Verdi europei:
«Contrariamente a quello che succede in molte zone di Italia e d’Europa, l’Unione europea è molto popolare tra i cittadini campani che si battono con competenza e capacità di proposta per il loro territorio. Proprio per questo le chiediamo non solo di permettere ai suoi funzionari di incontrare anche i rappresentanti di comitati e gruppi attivi sul territorio e che già da tempo hanno un’interlocuzione con il Parlamento europeo, ma anche di rendere pubblici gli esiti dei colloqui con le autorità locali. L’assenza di trasparenza è da tempo la principale alleata del disastro della gestione dei rifiuti e la causa prima del malcontento e diffidenza dei cittadini. Considerato che l’Italia, non si è ancora adeguata alla sentenza della Corte di Giustizia del marzo scorso, e che rischia per questo multe salatissime, e che lei dovrà decidere se sbloccare i fondi per la riorganizzazione del ciclo rifiuti e per le bonifiche, le chiediamo anche di tenere presente che non si colgono al momento segnali di un abbandono reale da parte delle autorità italiane della disastrosa ricetta a base di inceneritori e discariche seguita fino ad oggi e in contrasto con la direttiva europea che pone al primo posto prevenzione, riuso e riciclo. In particolare, rispetto all’inceneritore di Acerra, le ricordiamo che Giovanni Caturano, Comandante del gruppo Carabinieri per la tutela dell’ambiente di Napoli, ha parlato esplicitamente di irregolarità nel collaudo e nel funzionamento e che occorre una VIA specifica che non è mai stata fatta. Sulle discariche, altro cardine della fallimentare ricetta campana, i suoi funzionari constateranno quelle esistenti, poste in luoghi già molto inquinati e che si stanno velocemente riempiendo di rifiuti indifferenziati, violano sistematicamente le norme europee in materia: la magistratura è intervenuta per l’inquinamento della falda acquifera a Giugliano e Taverna del Re, mentre esperti indipendenti hanno certificato l’inquinamento delle falde acquifere profonde a Terzigno: la Commissione non può non agire di fronte a violazioni così gravi. A fronte di tutto questo, è fondamentale che le autorità italiane capiscano che i fondi europei potranno essere utilizzati solo nel rispetto delle norme europee, dopo la presentazione di un piano rifiuti in tempi brevi, accessibile ai cittadini e che punti su prevenzione e riciclo, abbandonando il ricorso indiscriminato a inceneritori e discariche».
«Gli ispettori della Commissione europea hanno certificato che quella di Berlusconi sull’Emergenza rifiuti in Campania è stata solo ‘truffa’ ai danni dei cittadini campani e degli italiani». E’ il commento successivo del Presidente nazionale dei Verdi per la Costituente ecologista Angelo Bonelli che aggiunge: «Il premier ha semplicemente fatto sparire i rifiuti dalle televisione mentre l’emergenza ambientale e sanitaria legata ai rifiuti è peggiorata». «In questi anni nulla è stato fatto per risolvere il problema – continua il leader ecologista -. Non un impianto di compostaggio, non un’isola ecologica, non un intervento sugli impianti di Cdr è stato realizzato. Anche l’ultimo decreto con cui si riapriva l’emergenza campana chiusa solennemente da Berlusconi lo scorso dicembre è un oggetto misterioso che nessuno, nemmeno il Presidente della Repubblica ha ancora visto».
«Siamo dinanzi ad un disastro ambientale e sanitario senza precedenti le cui cause principali sono gli affari che ruotano intorno ai rifiuti e che hanno aperto una vera e propria guerra all’interno del Pdl campano e nazionale – conclude Bonelli -. Di questa situazione assurda pagano le conseguenze i cittadini e per questa ragione noi Verdi stiamo organizzando una Class-action per un mega risarcimento: altro che gli alberi promessi da Berlusconi sulle discariche la Campania ormai è in ginocchio e l’emergenza ambientale è sempre più un’emergenza sanitaria».
Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecologisti Democratici, ha invece detto che «Mentre Napoli è allo stremo, sepolta dai rifiuti, le autorevoli parole della Presidenza della Repubblica mettono a nudo le responsabilità del governo: se il testo del decreto legge non c’è ancora è a causa del feroce scontro di potere esploso dentro il Pdl sulla gestione dei termovalorizzatori. E cosi le conseguenze delle risse interne al governo ed al centrodestra si scaricano sulla pelle dei cittadini di Napoli e della Campania. Ora basta: non si può ritardare di un solo minuto l’avvio di un piano serio e realistico, come quello proposto nei giorni scorsi dal Pd, per affrontare l’emergenza e i problemi strutturali della gestione dei rifiuti in Campania».
Da segnalare inoltre che il Quirinale in un comunicato ha fatto sapere che «La Presidenza della Repubblica non ha ricevuto e non ha quindi potuto esaminare, né prima né dopo la riunione del Consiglio dei Ministri di giovedì 18 novembre, il testo del decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione di termovalorizzatori in Campania, che sarebbe stato definito dal Governo. Il Capo dello Stato si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti del testo quando gli verrà trasmesso». Il caos insomma regna sovrano e come si vede il problema va ben oltre la questione raccolta differenziata vs inceneritore che invece appassiona i media nazionali. E’ la gestione integrata dei rifiuti che è del tutto saltata, anzi che non si è mai concretizzata nella storia dei rifiuti campani urbani e speciali.
Dalla plastica “povera” ri-prodotti (in Toscana) per Piaggio e Sat
Da rifiuto a riprodotto, la plastica “povera” è materiale per la green economy. Il plasmix (il miscuglio di plastiche meno pregiate provenienti da raccolta differenziata) invece di essere inviato a recupero energetico può servire per realizzare particolari di componentistica per veicoli Piaggio e per i pannelli fonoassorbenti da installare nelle autostrade toscane gestite da Sat (Società autostrada tirrenica).
Questo processo – di cui greenreport ha già parlato – è frutto del protocollo d’intesa firmato ad inizio anno da Regione Toscana, Revet e Corepla (Consorzio obbligatorio per il recupero delle plastiche) per dare impulso al riciclaggio della raccolta differenziata della nostra regione e migliorare e incrementare il riciclaggio dei rifiuti da imballaggi in plastica mista Conseguenze positive per l’ambiente quindi ma anche sviluppo della ricerca e investimenti verso settori produttivi improntati all’economia verde che rappresenta un volano per lo sviluppo sostenibile anche in Toscana.
Questi particolari ri-prodotti saranno presentati durante una conferenza stampa che si terrà a Firenze mercoledì 24 novembre alle 12.30 (Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati) dal presidente della Regione Enrico Rossi (Nella foto), dall’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini, insieme a Maurizio Roman, direttore generale strategie e sviluppo prodotto del gruppo Piaggio e l’amministratore delegato di Sat Antonio Bargone. Inoltre saranno presenti il presidente della provincia di Pisa Andrea Pieroni, il sindaco di Pontedera Simone Millozzi, il presidente di Revet Valerio Caramassi, il presidente di Corepla Giuseppe Rossi, rappresentanti di Urbantech, partner tecnologico di Revet, rappresentanti degli enti di ricerca Pont-lab e Pon-tech oltre che dell’Università di Pisa.